Quasi tutti pensano che il libro sia un essere inanimato che, una volta letto, se ne debba stare buono buono nello scaffale di una libreria a farsi sotterrare dalla polvere, a subire silenziosamente l’attacco degli acari, a temere per l’arrivo di qualche ristampa, che ne provocherebbe il suicidio quasi certo. Invece ci vuole poco perché un libro prenda vita, una volta letto: basta metterlo su un rotolo di carta igienica, per esempio, oppure infilarlo dentro la tasca di un accappatoio, o ancora metterlo su una bilancia a guardare la televisione. Piccoli gesti, semplici cambi di prospettiva che squarciano esistenze fatte di inchiostro e cellulosa, regalando nuove vite a chi pensava di averle già perse tutte. Vite da libri, ovviamente.
Mi tengo Celine. Per me una pietra miliare. Leggendo il suo “Voyage”, così come la “Recherche”, non ho imparato il francese, ma in compenso ho imparato un sacco di altre cose.